ECONOMIA IN UN CLICK: SERVE UN DIALOGO ECONOMICO E SOCIALE PER EVITARE PROVVEDIMENTI PUNITIVI SU FAMIGLIE E IMPRESE

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“Sul finire degli anni 90 la politica europea e italiana si è spinta troppo a Est e a oriente, provocando dolorose delocalizzazioni e trascurando invece il dialogo con i Balcani occidentali e con i Paesi albanofoni a noi più vicini che invece avrebbe tutelato meglio gli interessi dell’industria e del lavoro”

Oggi la rubrica economia in un click apre con un pensiero doveroso dedicato alle famiglie dei lavoratori della ex Embraco da ieri tragicamente disoccupati, a epilogo di una catena di errori e sottovalutazioni da parte della politica europea, nazionale, regionale e anche comunale, che spenti i riflettori delle campagne elettorali torna a chiudersi in se stessa alimentando tensioni e astensionismi.

Purtroppo la politica cittadina torinese non è esente da responsabilità: Torino è la terza città d’Italia (dati della commissione parlamentare Baldelli) per entità di multe inflitte e riscosse, 50 milioni di euro annui, mentre l’ente esattore del Comune – applicando una espressa volontà politica della giunta e del consiglio a cui compete l’approvazione dei regolamenti tributari e delle nomine nelle partecipate – rifiuta ogni ipotesi di saldo e stralcio e di definizione agevolata a favore di famiglie le cui difficoltà a fare fronte a multe, bollette, tariffe e tributi locali aumenteranno esponenzialmente.
Un tema su cui nei prossimi giorni interpelleremo la classe politica torinese.

Eppure qualche gesto simbolico concreto sarebbe possibile fin da ora: i costi della politica comunale del capoluogo piemontese ammontano annualmente a 3 milioni 300.000 euro (nelle care vecchie lire: 6 miliardi e mezzo): il totale degli emolumenti lordi a Consiglieri comunali e circoscrizionali, al presidente del consiglio comunale, al sindaco e agli assessori, persone che dispongono normalmente di un altro impiego.

Se agli emolumenti netti, tolta cioè l’IRPEF, applicassimo un’auto tassazione del 20 per cento, si potrebbe creare un primo fondo emergenze sociali poi integrabile ulteriormente.

Purtroppo, dalla commissione Prodi in poi, dalla fine degli anni 90 a oggi la politica europea e nazionale ha guardato troppo a Est e a oriente, spianando la via alle drammatiche delocalizzazioni come la Embraco in Slovacchia. In pratica, la concorrenza sleale dentro la stessa UE che finanziamo!

Di contro, sono stati penalizzati i rapporti con i Balcani occidentali e con Paesi come l’Albania dove si sarebbe potuta attuare una sana internazionalizzazione, con investimenti industriali integrativi e non sostitutivi dell’impresa e del lavoro Italiano e lo sviluppo su nuovi mercati.

Una strada che può e che deve essere percorsa rafforzando le relazioni con Istituzioni virtuose come la ultracentenaria Camera di Commercio di Tirana (Tirana è città gemella di Torino, anche se molti in terra sabauda non lo ricordano più) che in un dialogo serrato e leale con il governo albanese ha ottenuto provvedimenti fiscali e amministrativi di facilitazione per famiglie e imprese.
Una prassi che ci auguriamo di poter vedere presto applicata sotto la Mole antonelliana.