Francamente la beatificazione postuma di Berlusconi, anche no

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Non scambio un giudizio storico su come il berlusconismo ha cambiato in peggio la società italiana per un po’ di stabilità in più al Senato.
Berlusconi è stato il leviatano della destra sovranista e nazionalista.
Il primo a sdoganare il fascismo, il primo a imporre il presidenzialismo nel dibattito italiano, il primo a legittimare la commistione tra cosa pubblica e interessi privati.
Non scherziamo, le origini della fortuna imprenditoriale del Cavaliere sono scritte nelle pagine più buie e inconfessabili della storia italiana.
Quelle che hanno sfiorato il golpismo piduista, quelle che hanno incrociato le strade degli stragisti degli inizi degli anni 90, quelle che hanno mischiato capitali padani con capitali spesso sporchi di sangue.
Berlusconi non è mai stato un liberale.
Non lo dico io, lo dicono i fatti.
Un monopolista non può essere un liberale, a meno che i manuali di economia politica non sia stati tutti fallaci.
I giudici fanno il loro lavoro, la politica dovrebbe fare il proprio.
E gli anni del berlusconismo sono segnati dalla crescita delle diseguaglianze, dallo smantellamento dello stato sociale e dalla perdita di credibilità del nostro paese.
Oltre che di un dibattito politico imbarbarito, involgarito, inquinato da ricatti, dossier, corruzione.
Se il voto popolare ci ha consegnato negli anni recenti spinte che hanno demolito la politica organizzata, affievolito la democrazia rappresentativa, scardinato la trama dei corpi intermedi, ricostruito un messaggio qualunquista e reazionario lo si deve in gran parte ai postumi di quella stagione.
Grillo viene dopo Berlusconi, non prima.
Non mi convincerà mai nessuno che Berlusconi può essere un alleato affidabile.
Mes o non Mes.

Arturo Scotto