HUMAN TECHNOPOLE, ILVA E POLITICA INDUSTRIALE

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A Milano si è inaugurato Human Technopole, il centro di ricerca su genoma e neuroscienze che mira a diventare un punto di riferimento per la comunità scientifica internazionale.

Il progetto MIND Milano Innovation District, di cui Human Technopole è il cuore pulsante, è anche l’eredità più importante di Expo2015.

A partire da oggi, gli spazi che furono di Expo sono al servizio di tutta Italia, organizzati attorno ad un distretto dell’innovazione che ha le potenzialità per far tornare in Italia molti dei troppi cervelli italiani in fuga, e per diventare un fenomenale spazio di innovazione e crescita economica.

Con un investimento pubblico di soli 140 milioni ed un buon progetto si è riusciti ad attirare capitali privati ed aprire grandi spazi di collaborazione tra mondo della ricerca e dell’impresa. Come diceva bene Marco Simoni in un’intervista, la spesa pubblica può e deve essere il “lievito” che permette ad investimenti e sviluppo economico di crescere e diffondersi.

In sostanza, con MIND si è fatta un’ottima politica industriale.

Del resto in questi giorni di politica industriale si parla molto, soprattutto per quanto sta succedendo con ILVA, che è di granlunga il più importante sito produttivo in Italia.

Siamo giustamente tutti preoccupati per il destino di ILVA e delle migliaia di famiglie che da essa dipendono, ma vedo che in tanti stanno spendendo parole solo per scaricare il barile, alleggerirsi delle proprie responsabilità o raccontare dietrologie.

Onestamente penso che questo atteggiamento sia profondamente irrispettoso nei confronti dei tarantini e dei dipendenti di ILVA.

Non è il tempo delle polemiche, ma quello di lavorare in fretta ed in silenzio per ricomporre una situazione complicata sì, ma forse ancora non compromessa del tutto. Il premier Conte incontrerà ArcelorMittal, e poi proveremo a risolvere la crisi nel più breve tempo possibile.

La crisi di ILVA però, insieme a quelle di Whirlpool, Alcoa e di altre importanti aziende, ci mettono anche di fronte alla necessità di discutere della nostra politica industriale in senso più ampio.

Non basta infatti lamentarsi della mancata crescita del PIL o limitarsi a ricomporre le crisi aziendali quando si presentano.

Dobbiamo trovare il coraggio e la visione di pensare in modo strategico il nostro sistema produttivo e mettere a disposizione risorse, competenze e supporto per favorire l’avanzamento tecnologico, la sperimentazione e la competitività delle nostre imprese.

La buona notizia è che quando vogliamo, sappiamo come farlo. MIND e Industria 4.0 sono due ottimi esempi di quella che deve essere la politica industriale dell’Italia per il 21esimo secolo, e da qui dovremmo rimboccarci le maniche e ripartire a lavorare.