La Fed sorprende in direzione hawkish

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L’appuntamento principale che i mercati attendevano da giorni ha riservato qualche sorpresa: in particolare, la pubblicazione del dot plot (previsioni sui tassi di politica monetaria espresse dai membri del FOMC) ha infatti mostrato come, rispetto all’ultima riunione di marzo, ci si attendano ora due rialzi dei tassi entro il 2023 anziché soltanto uno.

Nonostante la cautela espressa da Powell, questo sembrerebbe coerente con il miglioramento dello scenario macro, del mercato del lavoro e dei progressi sul fronte sanitario. La Fed ha rivisto al rialzo le previsioni sia dal lato della crescita (+7% nel 2021 e +3.3% nel 2022) che dell’inflazione core (+3% nel 2021 e +2.1% nel 2022), sulla quale è stata ribadita l’ipotesi di transitorietà del rialzo.

Powell ha poi preparato la strada al tapering, ammettendo che il dibattito interno è iniziato visto il ritmo della ripresa “sorprendente”, ma per il momento il QE è stato confermato al ritmo corrente di $120 miliardi al mese. Per aprire in modo esplicito/ufficiale la discussione sulla riduzione dell’acquisto di titoli servono tuttavia ulteriori progressi e conferme. Morale: la Fed è in una fase in cui ha solo “iniziato a discutere dell’opportunità di aprire la discussione sul tapering”. I tempi non sono più lontanissimi, la riunione di settembre potrebbe dare il via ufficiale, con 4 mesi in più di dati sul mercato del lavoro.

Sull’obbligazionario, pertanto, i rendimenti dell’area euro si sono mossi in rialzo in linea con i rialzi sul Treasury a seguito delle indicazioni della FED, rendendo sempre più probabile un consolidamento delle quotazioni di Bond e Equity “core” che appaiono ad oggi sempre meno sostenibili per quanto detto sopra.

Sul mercato dei cambi, il tono della FED più aggressivo del previsto ha ovviamente dato forza al dollaro: il Dollar Index si è portato sopra 91.5 e il cross EUR/USD si è portato abbondantemente al di sotto dell’1.20.

L’attenzione degli investitori dovrà quindi essere rivolta soprattutto al mercato del lavoro, come reale indicatore dello stato di ripresa dell’economia, per cogliere l’atteso cambio di passo. Durante l’estate sarà possibile verificare, dato che metà degli Stati ha deciso di eliminare l’integrazione (300$ a settimana) ai sussidi di disoccupazione, se il freno all’offerta di lavoro nei comparti a basso livello di reddito sia derivato dalla concorrenza dei generosi sussidi. Potremmo quindi assistere ad un rafforzamento nella creazione dei posti di lavoro, che andrebbe a soddisfare l’attuale elevatissimo livello di domanda da parte delle imprese.