Philippa Gregory – Tre sorelle, tre regine – Milano, Mondadori, 2019, 420 p. (225)

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Una donna, una reggente di Scozia, Margherita Tudor, personaggio tanto complesso quanto interessante, e le sue due “sorelle” – quella vera, Maria Tudor, e quella acquisita, Caterina d’Aragona, moglie del re inglese Enrico VIII Tudor – sono qui protagoniste eccellenti di questo romanzo storico della preparatissima Gregory, romanzo che ha saputo non solo ben descrivere gli avvenimenti reali vissuti dalle tre donne, ma anche e soprattutto approfondire quello che la storia non può dire, il romanzo da solo non rende valido, ma che una scrittrice storica può liberamente interpretare e descrivere: le emozioni, le idee e i sentimenti.

Tre donne, ognuna a suo modo forte per nascita, ma debole difronte a uomini che – siamo nei primi anni del ‘500 – non solo dispongono a loro piacimento di tutti i beni materiali di famiglia, ma anche delle loro stesse vite. Pure tutte e tre hanno, ognuno a suo modo, resistito al “maschilismo” ribellandosi ed in alcuni casi affermando la loro volontà sia sulle decisioni di potere sia sulla loro libertà di sentimenti.

La grande Caterina – andata in un primo tempo sposa al fratello di Enrico, Arturo – ricca, potente e poi abbandonata, caduta in disgrazia per i “capricci” di un secondo marito che pur di sposare la sua Anna Bolena ha rivoluzionato l’intera religione inglese, rompendo i legami col papa romano ed inventandosi una sua fede.

La “superficiale” ma bellissima Maria, sempre attenta al suo titolo, ai gioielli ed ai suoi abiti, capace di sposare, per dovere, il vecchio re francese e subito dopo la sua morte risposarsi con l’uomo del cuore, un “signor nessuno” elevato, da lei e da Enrico, a nobile inglese.

La “tosta e femminista” Margherita, così fragile e schiava negli affetti ma anche così determinata – nella buona a nella cattiva sorte – nel portare suo figlio, Giacomo, quale legittimo erede, sul trono di Scozia, contro mille difficoltà e, soprattutto, riuscendo là dove il fratello Enrico ha fallito: ottenere dal papa il divorzio dal suo marito-amico-nemico, amato-odiato Archibald Douglas, e seguire poi “la strada del cuore” sposando chi veramente amava, il suo Henry Stewart, contro tutti, perfino contro il suo potente fratello, da sempre contrario a questo terzo matrimonio (il primo, con Guglielmo I° di Scozia, le era stato imposto per questioni di stato) e che, anzi, aveva accolto con tutti gli onori alla sua corte londinese il suo secondo marito, Archibald, fuggiasco e traditore in patria!

Pure, c’è nell’ombra di questo romanzo un personaggio che avrebbe meritato una parte maggiore, Anna Bolena, vera protagonista e determinante consigliera di Enrico VIII, uomo che lei ha saputo “tenere al laccio” con le sue arti ammaliatrici ed a lui cedendo solo dietro il lauto compenso della corona di regina inglese (nonostante l’ancora vivente e mai divorziata prima, legittima moglie Caterina, che non accettò mai neppure di diventare badessa)… salvo poi finire decapitata nella Torre di Londra da un esperto boia francese… “che non l’ha fatta soffrire” (il marito Enrico dixit).

Un romanzo ben scritto e ricco di spunti storici e stimoli emotivi che fanno parteggiare il lettore ora per questo ora per quell’episodio o personaggio, in un quadro storico – che conosciamo benissimo per aver letto molti libri al riguardo – di forti cambiamenti negli equilibri delle case regnanti inglesi ed europee, cambiamenti che hanno determinato una nuova Europa, con la Spagna ridimensionata e l’Inghilterra della grande Elisabetta I Tudor, figlia di Enrico e della Bolena, rafforzata e più potente.

Franco Cortese  Notizie in un click