Visco: decisioni Garante impediscono uso Big data nella lotta all’evasione

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Una mia critica – radicale in verità – nei confronti della delibera dell’Autorità di tutela della Privacy che ostacola l’utilizzo da parte dell’Agenzia delle Entrate dei dati ricavabili dalla fatturazione elettronica, mi è valsa una batteria di insulti personali da parte del Garante che mi accusa alla fine di vetero (o cripto) comunismo, mostrando con ciò una totale inconsapevolezza della mia storia personale.

Ora, la buona educazione si impara quando si è piccoli, e io dubito che Antonello Soro, in tarda età, voglia (e possa) recuperare il tempo perduto. Ma la questione personale è irrilevante ai nostri fini, mentre lo è molto la modalità con cui il nostro Garante esercita la sua funzione. Negli ultimi anni, nell’inconsapevolezza dei più, la nostra Autorità è entrata in conflitto: a) con la Banca d’ Italia e la comunità scientifica circa la modalità di utilizzo dei dati statistici a fini di ricerca; b) con l’Istat per quanto riguarda l’acquisizione dei dati ai fini del censimento; c) con l’INPS in relazione alla possibilità di selezionare ai fini del controllo i lavoratori che si assentano dal lavoro per causa di malattia; d) con l’Agenzia delle Entrate, in modo continuo e sistematico, per quanto riguarda l’utilizzo delle banche dati ai fini del controllo dei contribuenti, e quindi del contrasto all’evasione.

Con l’ultimo provvedimento si prosegue nella linea ostruzionistica, pretendendo di disapplicare una norma in vigore votata dal Parlamento, che quindi viene ritenuto subordinato al Garante nella gerarchia delle fonti, con la conseguenza, tra le altre, e per fare un solo esempio, che i contribuenti, sia in caso di controllo che in caso di una richiesta di rimborso saranno costretti a produrre copia (cartacea) della fattura all’Agenzia delle Entrate e alla Guardia di Finanza, nonostante che tali fatture siano state già veicolate tra fornitore e cliente proprio dall’Amministrazione finanziaria.

In verità il Garante non contesta la possibilità di utilizzare nel corso di un un’accertamento relativo ad un singolo contribuente tutti i dati disponibili, ma vuole impedire un utilizzo di massa di tali dati. Ciò significherebbe rinunciare, ai fini del contrasto all’evasione, al ricorso alle nuove tecnologie basate sui Big data e l’intelligenza artificiale che sarebbero oggi in grado di risolvere in pochi anni la questione.

Questo è l’oggetto del contendere, che non ha nulla a che vedere con la libertà individuale e il liberalismo che al contrario prevede e prescrive che lo Stato debba garantire l’applicazione della legge nei confronti di tutti i cittadini. A ben vedere, la posizione del Garante postula invece che i cittadini debbano essere prioritariamente protetti e difesi dall’ingerenza del Governo, e non, per esempio, dagli abusi delle multinazionali del web, secondo un un’approccio anarchico-libertario proprio di certi settori della destra americana.