Il Capitano e la Regina di Prussia

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Il sogno di Salvini sappiamo tutti qual è: liberarsi di Draghi promuovendolo al Quirinale, tornare in primavera alle urne, vincere le elezioni e conquistare Palazzo Chigi.

L’incubo del personaggio è altrettanto facile da indovinare. Basta cambiare la conclusione del sogno: una volta spedito Draghi sul Colle per liberarsene, e dopo aver provocato le elezioni, il peggio del peggio che potrebbe capitare a Matteo sarebbe di farsi beffare sul filo di lana dalla Meloni. Invece di guidare l’Italia, in quel disgraziatissimo caso dovrebbe accontentarsi di farle da vice. Come dire anni di fatiche inutili, migliaia di comizi gettati al vento, milioni di tweet serviti solo a spianare la strada della rivale. Logico che Salvini non desideri lavorare per il Re, in questo caso per la Regina di Prussia. E dal momento che è ancora in grado di evitarlo, non si fatica a comprendere la sua agitazione.

Tutte le mosse del Capitano sono finalizzate a impedire il sorpasso alle Comunali, incominciando dalle più improbabili. Prendiamo la campagna “ni-vax” che, letta in chiave banale, equivale a darsi la zappa sui piedi. Oltre l’80 per cento degli elettori adulti ha scelto di immunizzarsi; sommando dubbiosi e contrari non si raggiunge nemmeno il 20. Per inseguire questa minoranza, pur rispettabile, Salvini indispettisce il grosso dei vaccinati e manda ai matti i governatori del Nord, incominciando da Luca Zaia. Chi diavolo glielo fa fare? Che misterioso arcano ci sarà dietro? In attesa dei suoi chiarimenti, la spiegazione è una sola, si chiama Giorgia. La quale ha fatto regolarmente il vaccino, non si sa mai; però dà corda alle frange più identitarie della destra-destra, quelle che ce l’hanno con le restrizioni e Big Pharma, con la scienza e gli ebrei. Pur di non lasciarla sola tra quella gente, Salvini fa il copia-incolla della Meloni. La replica come un clone. Se lei attacca l’obbligo vaccinale, lui scatena i suoi Borghi e Bagnai