Antonio Decaro – Sindaco di Bari: “Nessuna rivolta, le città reggono”

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Sindaco Decaro, è in pericolo la tenuta sociale nelle città? Si rischiano rivolte per il pane?

A Bari, ma pure nelle altre città, il tessuto sociale tiene. Non si muore di fame. Di sicuro è aumentata la domanda di servizi sociali e di generi alimentari. Ci sono famiglie anziane che hanno bisogno di qualcuno che gli porti la spesa a casa o che vada a ritirare la spazzatura. E ci sono nuclei familiari che magari prima si arrangiavano ed erano fuori dalla rete dei servizi sociali, ma oggi hanno nuovi bisogni. Per esempio chi poteva contare sulle mense scolastiche e oggi invece deve provvedere ai figli da solo. Il peso si scarica tutto sui Comuni.

I 400 milioni stanziati dal governo sono una risposta all’altezza?

Non risolvono i problemi dei Comuni italiani, ma sono importanti. È un fondo di resistenza, ci aiuterà per andare avanti per due o tre settimane. Finora a Bari abbiamo resistito un po’ con le risorse nostre, limitate, e un po’ con le donazioni straordinarie dei nostri cittadini e delle nostre aziende. Con l’aumento della domanda di assistenza rischiavamo di non farcela più, abbiamo chiesto una mano al governo e la risposta sono questi 400 milioni di euro.

Per il sindaco di Pesaro Ricci servono almeno due miliardi.

Questi 400 milioni risolvono i problemi dei Comuni italiani? Ovviamente no. Per quello ci sarà bisogno di ben altre risorse. Senza entrate fiscali non possiamo pagare l’azienda dei rifiuti, tra poco rischiamo la spazzatura per strada. Ma ora dobbiamo occuparci della prima necessità. Questi 400 non sono il ristoro alla mancata capacità fiscale dei comuni, ma una misura di breve periodo per i generi alimentari. I Comuni possono gestirli per alimentare una macchina dell’assistenza che già funziona, mentre il governo ha bisogno ancora di qualche giorno per far arrivare nelle tasche dei cittadini le risorse per le partite Iva e la cassa integrazione in deroga.

Conte sabato ha parlato anche di altri 4,3 miliardi per i Comuni.

Ma il presidente sa bene che quelli sono già soldi “nostri”. Sono risorse del Fondo di Solidarietà Comunale, ogni anno vengono distribuite a maggio e a ottobre. Il governo ha anticipato di un mese l’erogazione.

Secondo Salvini i 400 milioni sono una misura inutile. Con un calcolo sommario dice che sono solo “7 euro a persona”.

Non so che calcolo sia. A Bari arrivano quasi due milioni, tanti soldi qui non li abbiamo mai visti. Altro che inutili.

Come vi organizzerete per distribuire queste risorse alla gente che ne ha bisogno? Non temete file e disordini?

Non cambierà niente nell’organizzazione, continueremo a fare quello che abbiamo sempre fatto, solo con qualche risorsa in più. Ogni città si organizza come crede, secondo i bisogni del proprio territorio. Alcuni Comuni consegnano il cibo già cucinato a domicilio, alcuni portano le buste con i generi alimentari, altri distribuiscono buoni spesa, altri ancora hanno un sistema misto, oppure pagano il banco alimentare. Da noi ci affidiamo agli assistenti sociali. Sono loro a decidere. Faccio un esempio: magari ci sono famiglie che se ricevono un buono pasto lo usano per comprare il vino e non il cibo per i bambini. In quei casi porteremo la spesa a casa.

Ha l’impressione che ci sia chi soffia sul fuoco della sofferenza sociale, tifando rivolta?

Non lo so. Io devo dire una cosa che nel mio partito non è molto popolare: meno male che c’è il reddito di cittadinanza. Senza quella misura in alcuni territori sarebbe esplosa davvero l’emergenza sociale. Non so se qualcuno tifa per i disordini, ma so che oggi è davvero il momento di stare uniti. Una situazione così quelli della mia generazione non l’hanno mai vissuta, nemmeno i miei genitori. È davvero uno scenario da guerra mondiale, ci si può mettere a fare polemiche? Almeno finché non usciamo dall’emergenza sanitaria dovremmo stare tutti dalla stessa parte.

Come valuta la gestione dell’emergenza del governo Conte?

Noi sindaci abbiamo fatto una scelta: non metterci a discutere le decisioni della cabina di regia. È un momento di emergenza nazionale, non un talk show. Abbiamo anche chiesto di rinunciare al potere di ordinanza sanitaria, che sulla carta spetta ai primi cittadini: se non ci fidiamo nemmeno dell’autorità sanitaria nazionale non andiamo da nessuna parte. Mi sarei aspettato che anche le Regioni facessero un passo indietro.