Cannabis terapeutica: quando il diritto di cura è negato!

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di Matteo Gracis – Walter De Benedetto ha 48 anni e da quasi venti convive con l’artrite reumatoide, una malattia rara altamente invalidante. Hanno provato a curarlo con svariati farmaci, senza grandi risultati. Così utilizza la Cannabis per alleviare i dolori e rendere meno infernale la sua vita. Ha una regolare prescrizione medica ma il dosaggio consentitogli (1 grammo al giorno) non è più sufficiente da tempo in quanto la malattia progredisce e nonostante le sue numerose richieste, non gli viene aumentata la dose. Così ha deciso di coltivare qualche piantina di Cannabis con l’aiuto di un amico dal momento che da solo non sarebbe in grado (è in sedia a rotelle), sapendo bene che è illegale farlo, ma senza alternative.

Alcuni giorni fa le forze dell’ordine hanno arrestato il suo amico per la coltivazione di dieci piante di Cannabis e sequestrato tutta la sostanza a Walter.

E’ una vergogna e l’appello è rivolto al Ministro della Salute perché intervenga al più presto (anche perché ci sono migliaia di persone nella situazione di Walter).

Il fabbisogno di Cannabis terapeutica in Italia oggi è di circa 1.500 kg l’anno. Lo stato ne produce (male) circa 200 kg e il resto la importa dall’Olanda. C’è un unico soggetto autorizzato a produrla (istituto farmacologico militare di Firenze).

In pochi lo sanno ma la Cannabis in Italia può esser prescritta per qualsiasi patologia, a discrezione del medico. Il problema è che in Italia ci sono pochissimi medici che conoscono la Cannabis e la sanno prescrivere.

Il risultato è che per ottenere una prescrizione medica bisogna fare i salti mortali e anche dopo averla ottenuta, l’iter burocratico per accedere al farmaco è un’odissea.

Tutto questo non è più accettabile! Se lo stato non è in grado di garantire il diritto di cura ai suoi cittadini, l’autoproduzione diventa l’unica soluzione possibile.

Fatte queste premesse, voglio dire a gran voce e sottolineare che coltivare Cannabis in Italia a uso personale, non dev’essere considerato un reato, bensì un’azione legittima di disobbedienza civile. D’ora in avanti lo urlerò con tutte le mie forze e con tutti i canali a mia disposizione, a rischio di prendermi una denuncia per incitamento o istigazione di condotte vietate.

Ricordiamoci tutti che quando una legge è ingiusta, può essere giusto infrangerla. E’ arrivato il momento di dirlo senza timore!                                                                                                                                       fonte  https://www.beppegrillo.it/