“Chiudo, anzi no”. Un po’ governatori e un po’ macchiette

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Lockdown subito, tenere tutto aperto. Scuole chiuse, ma anche no, anzi boh. E guai a fare “dolcetto o scherzetto” per Halloween, ma niente coprifuoco ché poi i ristoratori si arrabbiano. Con la seconda ondata è ripreso senza limite il profluvio di ordinanze dei presidenti di Regione che hanno la competenza sulle materie più importanti per gestire l’epidemia: sanità e trasporti su tutti. Peccato che molti di questi atti siano emanati senza alcuna base scientifica e in contraddizione tra loro, contribuendo a dare segnali contrastanti ai cittadini. Sicché l’effetto è presto detto: molti governatori sono diventati delle macchiette di se stessi.

In cima alla classifica c’è il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, difficile da distinguere dalla sua imitazione grottesca di Maurizio Crozza. Il “lanciafiamme” contro le feste di laurea e le intemerate contro “la stupida americanata” di Halloween sono buoni per i social, ma la realtà parla chiaro: la Campania, insieme alla Lombardia, è l’altra malata d’Italia con oltre 3mila casi al giorno di cui 1.900 solo a Napoli. Eppure De Luca nell’ultimo mese ha emanato 14 ordinanze e dichiarato tutto e il contrario di tutto. Venerdì 22 si presenta in diretta mostrando una tac di un polmone malato e annunciando la serrata imminente: “Chiedo al governo il lockdown nazionale, ma intanto in Campania chiuderemo tutto, voglio evitare di vedere centinaia di bare sui camion militari”. Poi, due giorni dopo l’ordinanza sparisce e De Luca ci ripensa: “Non avrebbe senso mettere in ginocchio intere categorie” dice prima di precisare che comunque “Napoli dovrebbe essere zona rossa”. Almeno quella, si dirà. E invece no, perché ieri, di fronte alla prospettiva di chiudere Milano e Napoli, De Luca ha fatto ancora retromarcia: “È una stupidaggine –­ha detto rispolverando il sovranismo borbonico – nessuno si permetta di immaginarlo”. Stessa falsa riga sulle scuole. Il 16 ottobre il governatore annuncia la serrata di tutti gli istituti, primari e secondari. Poi dopo quattro giorni dichiara di voler riaprire le scuole elementari, prima di ripensarci di nuovo e tenerle chiuse almeno fino a metà novembre. Venerdì l’ultima ordinanza: chiusi anche gli asili e le scuole materne. Difficile capirci qualcosa.

Chi nelle ultime ore ha seguito De Luca sulle misure restrittive per gli studenti è Michele Emiliano che, nonostante la Puglia non sia tra le Regioni messe peggio, ha deciso di trasformarsi in sceriffo. La Puglia è decima in Italia per numero di contagi (ieri 762) e avendo “solo” 84 pazienti in terapia intensiva (nona in Italia). Giovedì però Emiliano ha firmato l’ordinanza per chiudere tutte le scuole fino al 24 novembre e venerdì è stato costretto a un mezzo passo indietro: gli studenti con “bisogni educativi speciali” possono fare lezione in presenza fino al 25% e anche i corsi serali sono esclusi. Insomma, si riapre, ma solo un po’.Poi ci sono quei presidenti di Regioni a statuto speciale che da giorni vanno per conto loro. Prima c’è stato il Trentino Alto-Adige dove i presidenti delle province di Trento e Bolzano Maurizio Fugatti e Arno Kompatscher erano andati controcorrente al dpcm lasciando i bar aperti fino alle 20, i ristoranti alle 23 e le scuole aperte. Il governo ha impugnato le ordinanze e hanno cambiato idea: chiudere tutto (bar e ristoranti con orari ridotti e coprifuoco dalle 22) andando oltre il Dpcm con un mini lockdown “come in Germania e Austria”. Anche in Sicilia e in Sardegna Nello Musumeci e Christian Solinas fanno gli indipendentisti senza adeguarsi alle chiusure nazionali, e poi ci sono i presidenti che non si sono ancora messi d’accordo con se stessi. Come il ligure Giovanni Toti che non voleva chiudere bar e ristoranti e ieri ha firmato l’ordinanza di Halloween contro il “dolcetto o scherzetto” (“Restate a casa, ma potete uscire”), e anche l’umbra Donatella Tesei che chiude le scuole anche se vorrebbe tenere aperti i locali. Infine c’è Eugenio Giani che vuole ritardare la chiusura dei ristoranti alle 22 ma ha firmato un’ordinanza che obbliga un solo componente per famiglia a fare la spesa. I toscani rischiano la labirintite.                                                                                                                                                        (di Giacomo Salvini – Il Fatto Quotidiano)