Conzatti: “All’Italia serve un vero rilancio”

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Giovedì 4 giugno l’Aula del Senato ha approvato definitivamente il Decreto liquidità, che assieme al Decreto cura Italia e al Decreto rilancio, fa parte di quel pacchetto di provvedimenti che il Governo ha messo in campo per “tamponare” la crisi causata dal lockdown. L’emergenza sanitaria ha causato la recessione economica che stiamo vivendo, poiché ha portato alla chiusura di settori corrispondenti al 30% del valore aggiunto nazionale e al 35% dell’occupazione complessiva; il primo trimestre 2020 ha visto una flessione del PIL del 5%, flessione che si confermerà negativa per assestarsi ad un meno 13% come da previsioni della Banca d’Italia.

Sappiamo benissimo che ci sono dei settori particolarmente colpiti: i trasporti (trasporto aereo -80%, autostrade -50%), tutta l’attività culturale e artistica, le attività di cura alla persona, la ristorazione, il turismo. Attività che, tra le altre cose, contano una forte occupazione femminile, occupazione che uscirà particolarmente penalizzata da questa crisi; motivo per cui Italia Viva ha presentato una specifica Mozione che è stata approvata lo scorso mese di maggio dal Senato della Repubblica.

La recessione sta generando pesanti ripercussioni sul mercato del lavoro: più di 7 milioni di lavoratori si trovano in cassa integrazione. Se la flessione del tasso di occupazione è stata fino ad ora ridotta rispetto all’impatto della crisi, lo si deve anche alla capacità degli imprenditori e dei lavoratori autonomi di farsi carico di molto, talvolta anche di anticipare la cassa integrazione ai propri preziosi lavoratori. È però evidente che la disponibilità degli imprenditori, la cassa integrazione ed anche la controversa misura sul divieto di licenziamento, non potranno ne’ essere eterne ne’ essere una soluzione definitiva, ma possono essere soltanto un tampone momentaneo. La soluzione è il vero rilancio, che non è riducibile al solo decreto-legge rilancio in fase di conversione da parte del Parlamento, ma riguarda soprattutto l’attuazione delle note riforme strutturali: della giustizia, della pubblica amministrazione e del fisco. E quando dico «riforma fiscale» non intendo solo ciò che attiene meramente alle aliquote, ma mi riferisco a un rinnovato rapporto fisco-contribuente che si basi su trasparenza e premialità.

La soluzione è lo sblocco degli investimenti pubblici (il c.d. Piano shock proposto da Italia Viva) utilizzando quegli oltre 100 miliardi già stanziati nei bilanci pubblici individuando 20 opere cruciali da far partire rapidamente con dei commissari. La soluzione è la definizione di una chiara politica industriale, perché senza delle direttive non avremo una strategia per alzare lo sguardo e uscire da questa crisi. La prima fra queste scelte di politica industriale, della quale ci hanno lanciato un richiamo anche la Banca d’Italia e l’Istat, è quella di creare le condizioni per una piena occupazione femminile, che garantirebbe al nostro Paese uno 0,5/1% di PIL in più all’anno, una crescita irrinunciabile.

La soluzione è fare tutto quanto necessario il prima possibile per riattivare una crescita sostenibile. Non ci si potrà solo affidare alle finanze pubbliche. Il contributo delle finanze pubbliche per tamponare la crisi è già stato notevole ed ha garantito che i citati decreti potessero essere messi in campo. E questo sia grazie ai comunque buoni fondamentali dei nostri conti sia grazie alla deroga del Patto di stabilità e crescita decisa dall’Europa, che hanno permesso al Parlamento di varare scostamenti di bilancio per complessivi 75 miliardi corrispondenti al 4,5% del PIL. Fondamentali sono stati inoltre gli straordinari interventi di politica monetaria della BCE, che hanno garantito liquidità, solvibilità e che garantiscono la tenuta dello spread. Ciò nonostante, il quadro economico resta particolarmente critico. È vero che da Bruxelles, grazie ad una storica decisione della Commissione, arriveranno nuove risorse (SURE, MES, Next Generation EU e BEI) ma è vero anche che non arriveranno subito perché necessitano di un iter di approvazione ed è vero che arriveranno “giustamente” per finanziare interventi strutturali e riforme che l’Italia al più presto deve definire e presentare in sede Europea.

Per questo l’effetto dei Decreti Cura Italia, liquidità e rilancio è innegabilmente importante, perchè utile a sostenere i settori produttivi fino a quando il Piano nazionale delle riforme (PNR) e le linee di politica industriale non saranno definiti. E per definirli, è positiva l’idea di mettere a fattor comune il lavoro delle task forces – con particolare riferimento a quella del dott. Vittorio Colao – e le proposte che emergeranno nel corso dei programmati Stati generali dell’economia. È evidente che non tutte le riforme potranno essere “messe a terra” immediatamente, ma il darsi una prospettiva ci permetterà di ricreare quella fiducia e quella unione di intenti dirimente per il futuro dell’Italia. Da anni ci diciamo quali sono le cose da fare ma o non sono state fatte oppure chi ci ha provato è finito per soccombere agli interessi dell’immobilismo.

Quindi vale ancora una volta ricordarle e condividerle per poterle realizzare assieme: 1) La riforma della pubblica amministrazione: una semplificazione che corrisponda a maggiore responsabilità ed una digitalizzazione che poggi su una rete di connessioni capillare e anche sullo smart working. 2) Il rilancio degli investimenti pubblici in opere infrastrutturali anche digitali. 3) La formazione, affinché tutte le scuole siano un luogo di eccellenza dove imparare, dove riflettere su se stessi e dove sperimentare la relazione con l’altro da sè, dando così valore alla parità di genere e al rispetto reciproco. 4) Le specializzazioni universitarie e di ricerca con un investimento nei percorsi STEM (Science, technology, engineering and mathematics), percorsi che devono essere intrapresi anche dalle donne, poiché se è vero che in Italia si laureano prima, di più e meglio degli uomini, è vero anche che poche scelgono le STEM. E naturalmente le già citate riforme della giustizia e fiscale.

L’obiettivo di tale pacchetto di Riforme è ricreare benessere diffuso assorbendo le diseguaglianze, che può essere ottenuto solo con un ritmo di crescita sostenibile molto deciso.

Il presupposto su cui poggia questa sfida epocale è il capitale umano. Uomini e donne che devono essere capaci di uscire dal circolo vizioso che ci opprime e che vede troppi contrapporsi tra chi si cela dietro l’immobile “abbiamo sempre fatto così” e chi si crogiola nel poco, in cerca di un semplice like sui social network. Serve pertanto sia l’impegno convinto di ciascuno di noi che l’affidarsi a chi ha le competenze necessarie per realizzare concretamente tali Riforme. Credo nel primato della politica, ma credo anche che solo chi ha chilometraggio umano, tecnico e di studio possa guidare in questa fase noi e l’Italia in una direzione positiva per tutti.