Essere giovani in questo paese: fannulloni o untori?

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La retorica sulle giovani generazioni si spreca

O ci accusano di non aver voglia di lavorare con contratti da fame o ci accusano di essere la causa dei contagi. Nel frattempo, da quasi un anno e mezzo migliaia di posti di lavoro in ogni regione sono rimasti aperti in deroga, i trasporti pubblici viaggiano come carri bestiame e le scuole non sono mai state nelle condizioni di funzionare a regime regolare.
La realtà é che siamo una generazione a cui hanno tolto il futuro e a cui cercano pure di addossare la colpa dei contagi.

 

La realtà é che ieri a Bologna, a volersi vaccinare all’open day organizzato dall’Ausl c’era una folla di giovani, gli stessi criminalizzati incessantemente da servizi giornalistici scandalistici e da una politica che da marzo dell’anno scorso è alla continua ricerca del capro espiatore.
Questa è la gestione vaccinale della Regione Emilia Romagna e di Bologna? Far litigare la gente per una dose di vaccino? Dichiarando dei numeri e poi tirandone fuori ben altri vedendo le file arrivare fino a via Stalingrado?

Ora è il momento del gioco delle tre carte:

la politica locale (vedi Merola, sereno di essere a fine mandato, e Bonaccini gongolante come al solito sui social) copre l’Ausl, quella nazionale se ne lava altamente le mani raccontando in conferenze stampa addomesticate i fasti della fenomenale gestione della pandemia. Se l’avvio della campagna vaccinale in tutta Europa è stato occasione di imbarazzo di fronte al mondo intero, se sui brevetti e sui contratti è in corso una gestione indecente voluta da tutte le potenze economiche occidentali, se l’Italia ha dato il peggio di sé nei mesi scorsi, la scena vista ieri a Bologna è la ciliegina sulla torta di cui avremmo fatto volentieri a meno.

Si allarga ogni giorno di più la distanza tra una classe dirigente chiusa nella propria bolla e fasce di popolazione ormai allo stremo.

Marta Collot