Il Cnel e la riforma del sistema bancario europeo, la Bce e il bail in

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Come si legge sul sito di Dirfirst, la scorsa settimana il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro ha reso pubblico un documento nel quale avanza alcune proposte sulla riforma del sistema bancario europeo, il ruolo della banca centrale e il bail-in. L’intento dichiarato è il recupero del clima di fiducia tra gli Stati membri.

Nero su bianco, l’istituto guidato da due anni da Tiziano Treu, indica la filosofia della riforma: «L’Unione europea ‘ripensi’ il bail-in, la cui applicazione ha sollevato non poche perplessità, e completi la riforma strutturale della Bce che deve diventare banca prestatore di ultima istanza per assicurare il debito pubblico di ogni Paese membro, convincere i mercati della loro solvibilità e difenderli dalle manovre speculative».

Ecco le 11 proposte contenute nel documento del Cnel:

1. Il bail-in ha evidenziato nei fatti un impatto negativo in termini di fiducia di famiglie e imprese nei confronti del sistema bancario. È indispensabile individuare le tipologie di attività finanziarie assoggettabili e comunque abrogarne la retroattività, prevedendo che la procedura di risoluzione si applichi solo ai titoli emessi a partire dal 2016.

2. Occorre ampliare la tipologia di strumenti attivabili in presenza di crisi e ripristinare la possibilità di intervento preventivo e precauzionale del Fondo interbancario di tutela dei depositi.

3. Occorre prevedere modalità di risarcimento del danno patrimoniale causato a risparmiatori incolpevoli mediante un più rapido accertamento giudiziario definitivo delle responsabilità.

4. Anche a fini preventivi, bisogna avviare rapidamente iniziative massicce studiate specificamente per promuovere l’educazione finanziaria, non solo a livello scolastico, ma anche al di fuori e nei confronti della società civile c.d. matura o della ”terza età”.

5. In ordine ai meccanismi di vigilanza e di risoluzione, il Cnel sollecita l’introduzione di un principio di proporzionalità relativo alla dimensione e alla rilevanza dell’intermediario, sia ai fini della risoluzione che ai fini della compliance burocratico-amministrativa.

6. È necessario individuare procedure volte ad armonizzare a livello europeo i criteri di gerarchia fallimentare, mentre sul piano nazionale occorre rendere le procedure giudiziali e stragiudiziali più snelle e efficaci, in modo da ridurre la vulnerabilità delle banche italiane sul fronte dei crediti deteriorati.

7. È indispensabile introdurre adeguati strumenti di valutazione dell’impatto della gestione delle crisi bancarie sui livelli occupazionali e assicurare una adeguata strategia di sistema per tutelare il risparmio.

8. È urgente un’azione forte per contrastare i comportamenti di azzardo morale, rafforzando anche l’implementazione della direttiva europea Mifid II sulla trasparenza.

9. È indifferibile la discussione sull’introduzione di una netta separazione della disciplina della banca commerciale da quella della banca di investimento. Allo stesso tempo andrebbe avviata anche una corretta analisi sui costi/benefici di una tale separazione, soprattutto in vista delle nuove sfide tecnologiche e digitali del Fintech.

10. È opportuno superare i trattati europei attuali e quindi completare le attuali attribuzioni della Bce – a cui il Cnel innanzitutto riconosce il ruolo positivo svolto nella politica monetaria degli ultimi anni – in funzione di ‘prestatore di ultima istanza’ per convincere i mercati della solvibilità dei debiti pubblici nazionali e disinnescare eventuali manovre speculative.

11. Occorre superare un modello basato esclusivamente sulla proposizione di riforme strutturali improntate all’austerità e che incidono principalmente sulle fasce più deboli della società. Per contribuire attivamente allo sviluppo dell’Unione e innescare stimoli adeguati all’economia, la politica monetaria dovrebbe essere coordinata con quella fiscale attraverso operazioni ”federali”, in modo da impedire l’aumento dei tassi sui titoli sovrani dei Paesi più rischiosi.

IL CNEL

L’articolo 99 comma 1 della Costituzione prevede che il Cnel sia composto «di esperti e di rappresentanti delle categorie produttive, in misura che tenga conto della loro importanza numerica e qualitativa». La sua composizione è stata poi disciplinata dall’articolo 2 della legge n. 936/86 e successive modificazioni. Sulla base della legge n. 214/2011, esso conta di 65 membri così suddivisi:

• il presidente, nominato con decreto del presidente della Repubblica, al di fuori degli altri componenti;
• 10 «esperti, qualificati esponenti della cultura economica, sociale e giuridica» di cui 8 nominati direttamente dal presidente della Repubblica e 2 nominati dal Presidente della Repubblica su proposta del presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri;
• 48 «rappresentanti delle categorie produttive di beni e servizi nei settori pubblico e privato», di cui 22 rappresentanti dei lavoratori dipendenti (tra i quali 3 «rappresentano i dirigenti e i quadri pubblici e privati»), 9 rappresentanti dei lavoratori autonomi e delle professioni, 17 rappresentanti delle imprese, 6 rappresentanti delle associazioni di promozione sociale e delle organizzazioni del volontariato.

I membri del consiglio restano in carica per cinque anni e possono essere riconfermati. A supporto dell’attività dell’organo è istituito un segretariato generale, composto da uffici che fanno capo al segretario generale, nominato con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il presidente del Cnel.