Le conseguenze della crisi climatica secondo i report scientifici più recenti

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Crisi climatica: il ruolo del sistema alimentare

Di fronte a questa situazione, le istituzioni continuano a reagire con annunci che raramente — o meglio dire mai — si traducono in azioni concrete all’altezza dell’emergenza. Da dove bisognerebbe iniziare, si chiederà qualcuno? Finora si è guardato soprattutto alle energie fossili — petrolio e carbone soprattutto — che indubbiamente hanno un ruolo fondamentale nell’attuale crisi. Ma secondo gli esperti non basta.

Secondo un autorevole studio pubblicato su Science nel 2020, se anche le emissioni causate dai combustibili fossili fossero eliminate all’istante, l’impatto dell’industria alimentare da sola impedirebbe di rispettare gli Accordi di Parigi del 2015. Sarebbe infatti impossibile limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2° gradi. I sistemi alimentari infatti, secondo un’altra ricerca, stavolta di Nature, sono responsabili di un terzo delle emissioni antropiche di gas serra e su questo dato pesano massicciamente quelle causate dal comparto zootecnico, vale a dire l’allevamento e la produzione di mangimi.

Tra le azioni umane che impattano sull’ambiente che vengono menzionate dallo studio c’è anche l’allevamento di animali, che è la principale fonte di ammoniaca nell’atmosfera. La presenza di questa sostanza nell’atmosfera ha un ruolo centrale nei processi di acidificazione degli ecosistemi e di eutrofizzazione delle acque, ed è quindi fortemente deleteria per l’ambiente. Tuttavia, le emissioni di questo composto dell’azoto, spiegano, sono cresciute «fortemente» dal 1850, specialmente dal 1950, guidate dalla crescente produzione di prodotti animali, la diffusa applicazione di fertilizzanti minerali azotati e il mancato controllo della produzione di questa sostanza.

In Italia la zootecnia si mangia le risorse naturali

Anche in Italia l’impatto della zootecnia sull’ambiente non accenna a diminuire. Secondo un report realizzato da Greenpeace in collaborazione con l’Università della Tuscia, in Italia i settori agricolo e zootecnico consumano una volta e mezza le risorse naturali dei terreni agricoli: «In Italia il sistema agricolo e zootecnico sono nel loro insieme insostenibili e creano un deficit fra domanda e offerta di risorse naturali». Nello specifico, gli allevamenti consumerebbero il 39% delle risorse naturali messe a disposizione dal territorio agricolo italiano. La situazione è più grave nelle regioni del bacino padano e in particolare in Lombardia, dove il settore zootecnico sta divorando il 140% della biocapacità agricola della regione.

Il greenwashing operato dall’industria della carne

Nonostante questo, l’industria della carne continua a presentarsi come parte della soluzione alla crisi climatica. Lo evidenzia l’organizzazione DeSmog, che rivela come questa industria sia capace di nascondere l’impatto devastante che ha sul Pianeta attraverso una macchina molto potente di PR e pressione politica.

Secondo l’organizzazione, le strategie impiegate dall’industria della carne sarebbero molto simili a quelle impiegate dalle lobby del tabacco e dei combustibili fossili, attraverso operazioni di vero e proprio greenwashing.

Bisogna invertire la rotta prima che sia troppo tardi

Il cambiamento climatico è un problema etico, sociale, economico e umanitario che non possiamo ignorare. C’è bisogno di maggiore impegno da parte delle istituzioni e dell’industria, affinché il futuro di miliardi di persone, di animali e del Pianeta intero non venga messo definitivamente a repentaglio. Nel frattempo noi cittadini possiamo ridurre drasticamente o eliminare i prodotti animali dal nostro piatto, scegliendo un’alimentazione più sostenibile, ma altrettanto gustosa.