MARIA GIOVANNA MAGLIE E I DEMONI DEL GIORNALISMO ROSSO

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scandurra maurizio

ARTICOLO TRATTO DA IMOLAOGGI.IT
Il giornalista cattolico e saggista Maurizio Scandurra scende in campo contro l’odio gratuito rivolto alla valente telegiornalista e scrittrice da certa stampa di partito fatta di lacché proni al potere corrente.

Più che una pandemia di Covid, è in atto un’epidemia di invidia. Dilagante, anche. Specialmente negli organi di informazione.
La stampa italiana, se ancora così si può definire, abbonda di carta straccia a tinte comunisto-populiste pullulante di tutta una pseudo-intellighenzia de noantri, ove il più furbo quantomeno soffre di disturbi cronicizzati al fegato per quanta gelosia macina giornalmente nei confronti di chi è migliore.
Tra questi ve ne sono almeno tre o quattro che pagherebbero oro puro pur di essere al posto di Maria Giovanna Maglie. Pur di avere un millesimo della sua autorevolezza. Di quel garbo misto a conoscenza e logica della sintesi che costituisce il tratto peculiare e ricorrente dell’arguta giornalista che da una vita intera si batte strenuamente in difesa dell’Italia liberale. Della grande tradizione della destra cattolica fatta di fede e campanili, cultura, identità, lavoro e produzione industriale.
Il rosso Centro Italia, in passato terra di geni medicei e leonardeschi, di danteschi capolavori letterari e altrettanta fiorente bellezza pittorica e scultorea, oggi invece pare essersi ridotto alla stregua di una donna esausta con problemi di ciclo e menopausa: partorisce infatti per lo più fantocci in sembianza di personaggi equivoci e di dubbia moralità – nonché di nulla qualità giornalistica, politica e umana – che si permettono con costante e reiterata arroganza di ‘dividere et imperare’ sparando a zero su tutto e tutti.
E tutto ciò per il solo gusto dell’“importanza di esserci”, per dirla con le parole pregnanti di Marshall McLuhan, perspicace sociologo e libero pensatore postbellico cui va il plauso di aver preconizzato l’avvento della maledetta società dell’immagine.
Ma, a sentire certi deliri sinistronzi degni solo della cara, vecchia camicia di forza che precede l’avvento della sciagurata Legge Basaglia con cui (erroneamente) si è posto fine ai manicomi, quale sarebbe la colpa della Maglie? Aver messo in guardia gli italiani dal pericolo reale e contingente di una Cina bastarda e delinquente che solo Donald Trump ha saputo ostacolare? Di un Oriente animato da inopportune velleità di conquista sull’Occidente cristiano e liberale? Di un Paese degli occhi mandorla che mandare al diavolo definendolo manzonianamente ‘untore’ è dir poco? L’unico che cresce mentre il resto del mondo muore? Tutto vero, come giustamente fa notare la Maglie: dunque, qual è il problema, care zucche vuote, per dirla con l’onesto Vittorio Sgarbi?
E quali, ancora, i motivi di tanto ingiustificato astio da parte di lillipuziani della cronaca nazionale rispetto a un gigante di cultura e lungimiranza come l’educata e rispettosa telegiornalista e scrittrice veneta, che mai invece si permette di denigrare nessuno in questo modo? Forse, il livore di chi non sa riconoscere che il Governo Conte (per cui costoro invece fanno ignobilmente il tifo) ha fatto economicamente più vittime del Coronavirus?
Si vergognino come ladri e vermi tutti quegli editori di giornali, radio, tv e libri che sovvenzionano mentecatti isterici incapaci di affermare sé stessi senza denigrare i terzi in buona fede. Sono anch’essi tutti complici di un sistema malato più della sanità corrente.
Spero vivamente che, nel nuovo mondo adveniente, non vi sia più posto per questi brutti ceffi ignoranti e pretestuosi che vivono nutrendosi a piene mani di malizia, malignità e perfidia gratuite: che, sono certo, presto il buon Dio ricambierà, rendendo loro pan per focaccia. Meglio se senza sale, come per l’appunto si usa in Toscana, o giù di lì.
Padre Nostro, che sei nei Cieli “non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal Male”. Amen. E intanto #iostoconlamaglie.