Prezzi: con il tasso in crescita allo 0,4% le ricadute per le famiglie ammontano a +118,40 Euro annui, di cui 61,60 nel settore alimentare

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L’Istat registra, a novembre, una “leggera ripresa” del tasso di inflazione, che si attesta allo 0,4% (mentre l’ultimo dato di ottobre lo registrava allo 0,2%).

Decisamente più marcata la crescita del tasso relativo all’andamento dei prezzi dei beni con maggiore frequenza di acquisto: il cosiddetto carrello della spesa registra un tasso di crescita al +1,1% (oltre il doppio rispetto al mese precedente, in cui si attestava al +0,5%).

Questo si traduce, per le famiglie, in un aumento generalizzato dei costi, in termini annui, di +118,40 Euro, che appesantiranno le spese che, come di consueto, si concentrano a fine anno, in vista del Natale e delle scadenze di tariffe e tributi.

Solo nel settore alimentare si attestano a +61,60 Euro annui.

Questo andamento aumenta il grado di difficoltà e di incertezza in cui si trovano le famiglie: a maggior ragione dal momento che l’aumento dell’inflazione incide in misura maggiore sui redditi medio-bassi.

Per questo si rendono sempre più urgenti provvedimenti in grado di risollevare in modo efficace e duraturo la domanda interna. Oltre a rendere al più presto operative misure quali il taglio del cuneo fiscale e le forme di sostegno quali il bonus figli, si rende necessario operare una rimodulazione delle aliquote IVA, per fare in modo che la tassazione non pesi in maniera eccessiva su alcuni beni di prima necessità considerati “beni di lusso” e tassati al 22% (a partire da assorbenti, pannoloni per bambini, latte per l’infanzia).

Seppure incoraggianti, i che provengono dall’andamento del tasso di disoccupazione, sceso al 9,7% (con un calo dello 0,2% rispetto al mese precedente), registrano comunque livelli elevati rispetto a quelli pre-crisi. Per questo si rende indispensabile l’avviare un piano per il lavoro stabile e di qualità, attraverso lo stanziamento di investimenti per la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione.