UCCIDERE LA RIPRESA O LASCIAR CORRERE L’INFLAZIONE?

0
122

Signori, è ufficialmente finita la festa: il picco dell’inflazione nell’eurozona a novembre (4,9%) e la micidiale accelerazione dei contagi dovuta alla variante Omicron si sono trasformati in un movimento a tenaglia che costringerà oggi i guardiani dell’euro a un funambolismo delicatissimo.

D’un lato Christine Lagarde e i banchieri centrali dell’eurozona sono alle prese con un andamento dei prezzi che richiederebbe una stretta monetaria; dall’altro un abbandono delle misure straordinarie e un orizzonte di ritorno ai tassi di interesse più alti rischierebbe di strozzare la fragile ripresa in corso.

“Gli economisti di Francoforte renderanno note oggi anche le nuove stime su crescita e inflazione, e per la prima volta includeranno il 2024. Ma per consentire alla sua traiettoria di politica monetaria di non sterzare troppo bruscamente verso una stretta, molti analisti scommettono sul fatto che la Bce esprimerà una previsione dell’inflazione all’1,8% per il 2024 – scrive oggi Tonia Mastrobuoni su Repubblica –. A queste spinte opposte, inflazionistiche e di rallentamento economico, si aggiunge il divorzio ormai conclamato della Bce dall’americana Fed, che ieri sera ha segnalato che alzerà i tassi tre volte nel corso dei prossimi dodici mesi e accelererà il piano di uscita dagli acquisti di bond, imponendo una svolta drammatica alla sua traiettoria di politica monetaria.”

Jay Powell ha specificato che tra il taglio degli acquisti e il primo rialzo dei tassi del 2022 non passerà molto tempo. Ed è chiaro, secondo Mastrobuoni, che la svolta della Fed è un ulteriore elemento di pressione sui guardiani dell’euro, restii a tornare troppo velocemente a una stretta monetaria. Anche dalla Banca d’Inghilterra è atteso oggi un altro segnale verso una fase restrittiva, motivata da un forte allarme sull’inflazione. Da Francoforte, intanto, Lagarde continua a scommettere su un raffreddamento dei prezzi nel corso del 2022, lo ha ribadito anche in una recente intervista a Reuters. E la presidente della Bce continua a dire di ritenere “estremamente improbabile” un rialzo dei tassi prima del 2023. Ma la morsa intorno alla Bce cresce, anche dal punto di vista politico: la Germania è angosciata per un’inflazione che nella prima economia europea viaggia al ritmo del 5,2%.

La Bce potrebbe agire, per ora, sul versante dei suoi due programmi di acquisti, sfruttando al massimo quella flessibilità nel modularli che è stata la chiave cruciale per affrontare la pandemia. D’un lato c’è il Pepp, il programma anti-pandemia da 1.850 miliardi di euro che dovrebbe scadere a marzo e su cui Lagarde potrebbe, secondo molti analisti, confermare la scadenza. Dall’altro Francoforte potrebbe agire sul piano più “antico” di acquisti, l’App, che continua a garantire la quiete sui mercati con i suoi 20 miliardi di acquisti ogni mese.

Ernesto Preatoni