Una Casa famiglia “senza sbarre” per il Piemonte

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“La Regione Piemonte intende sensibilizzare la Cassa delle ammende affinché metta in campo misure che consentano di attivare almeno una Casa famiglia protetta ‘senza sbarre’ in ogni regione perché un bambino non deve pagare sulla propria pelle le conseguenze degli errori della propria madre”. Lo ha dichiarato l’assessore regionale al Welfare Chiara Caucino intervenendo all’incontro “Una casa senza sbarre. Anche in Piemonte una Casa famiglia protetta per mamme con bambini in ambito di esecuzione penale?”, promosso dai garanti regionali dei detenuti e dell’infanzia.

“Fragilità individuali e precarietà abitativa rischiano di compromettere percorsi virtuosi di reinserimento sociale – ha affermato il garante regionale dei detenuti Bruno Mellano –. Le mamme con bambini costituiscono un target particolarmente delicato perché alle tradizionali debolezze di un sistema penale basato in gran parte su esigenze securitarie si aggiungono le esigenze inviolabili dei bambini in età evolutiva, con tutto ciò che questo comporta dal punto di vista della tutela e della salvaguardia dei cittadini di domani”.

“Alla fine di maggio l’Istituto a custodia attenuata per mamme attivo presso l’Istituto penitenziario Lorusso e Cutugno di Torino ospitava sei detenute con sette figli al seguito – ha ricordato la garante regionale dell’infanzia Ylenia Serra –. Numeri piccoli che non devono indurre ad abbassare la guardia su questo tema perché è quanto mai necessario contemperare l’esigenza cautelare dell’autorità giudiziaria con il diritto del minore a vivere con la propria madre in un ambiente sano e che ne salvaguardi lo sviluppo psicofisico”.

Il sottosegretario di Stato alla Giustizia Andrea Giorgis ha assicurato il proprio appoggio alla proposta dell’assessore Caucino, sottolineando l’impegno del Governo affinché “il carcere possa essere sempre più considerato come extrema ratio e si possa dare una piena ed effettiva attuazione al principio costituzionale che prescrive di fare in modo che la pena abbia funzione rieducativa”.

La docente di Diritto penitenziario Giulia Mantovani ha sottolineato come le Case famiglia protette “sono uno strumento fondamentale affinché l’Italia possa dare attuazione alle linee guida internazionali in materia penitenziaria a cominciare dalle Regole di Bangkok adottate dall’Onu nel 2010 per le donne in gravidanza e le madri detenute e dalla Raccomandazione del Consiglio d’Europa del 2018 sulla sostituzione della carcerazione con soluzioni extramurarie quando si tratti di genitori che devono accudire figli minori”.

Andrea Tollis della Casa famiglia protetta Ciao di Milano e Lillo Di Mauro della Casa famiglia protetta Colombini di Roma – le uniche due esistenti in Italia – ne hanno illustrato a grandi linee il funzionamento, mettendo in evidenza che “la situazione dei bambini in carcere ha contribuito a rendere più evidente la necessità di trovare forme alternative ad esso” e “la necessità di lavorare in rete per permettere alle detenute di progettare un nuovo percorso di vita e sviluppare la genitorialità”.